Ezio Vanoni adolescente e uomo tra privato e pubblico
a cura di Fausta Messa
Tra le carte di Giulio Spini (ISSREC), è abbondante la documentazione relativa ad Ezio Vanoni, a cui lo storico valtellinese era legato da amicizia personale, nella condivisione di ideali religiosi, etici e politici. Nel medesimo archivio spiccano anche numerose carte di Sergio Paronetto e di Pasquale Saraceno, estensori, assieme al futuro Ministro dell’Economia, nel primo dopoguerra, del Codice di Camaldoli.
In vetrina, sono in mostra due documenti che ci parlano di Ezio Vanoni adolescente, alunno del Liceo-ginnasio “G. Piazzi” di Sondrio, durante la Grande guerra, e una lettera del 30 settembre ’43 indirizzata alla madre.
Già dal curioso e scherzoso contratto sottoscritto dal futuro ministro con il compagno William Garlaschelli, in perfetto linguaggio notarile, emerge l’intelligenza per le cose economiche e il senso della..giustizia distributiva: per ogni compito eseguito e passato al compagno (figlio di proprietari terrieri), questi avrebbe dovuto restituire in natura: castagne, dolci di guerra, tavolette di cioccolato, mele, pere, pesche, albicocche secche, in quantità proporzionale alle prestazioni!
Il contratto si trova inserito in una tasca applicata all’interno della copertina di un quadernetto di scuola, contenente frasi-ricordo con firma autografa dei compagni di classe; tra questi spicca la firma di Gerolamo Manzocchi, detto Mino, che operò in seguito come medico all’Ambasciata italiana a Londra. Anche il fratello di Mino, Bruzio (morbegnese, ma nato a Francavilla Marittima, dove la famiglia si era temporaneamente trasferita per lavoro) fu amico e collaboratore di Ezio Vanoni; dopo la guerra fu membro della Commissione economica della Costituente e diede un importante contributo alla linea economica del PC.
Il terzo documento è una lettera scritta da Vanoni alla madre, nel momento più drammatico della storia d’Italia durante la Seconda guerra mondiale: l’ora è grave, richiede forza morale e generosità, capacità di mettere al bando gli egoismi personali per pensare solo al bene collettivo. Sono le parole pacate e sicure di un figlio, divenuto padre, che si accinge anche ad assumere responsabilità politiche verso la Nazione.
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